Fu una fortunatissima serie televisiva e arrivò sugli schermi italiani nel 1984, si chiamava Supercar. Il protagonista della serie era il poliziotto Michael Knight, interpretato da David Hasselhoff, a bordo di un’auto super tecnologica e intelligente di nome Kitt che s’illuminava di rosso ogni volta che parlava. Molto più di un’assistente vocale, Kitt era un vero e proprio braccio destro in grado di sostenere il nostro eroe nelle sue tante avventure. Così popolare che oggi Netflix sta pensando a un reboot.
Lasciamo le strade della California per tornare alla nostra Europa. Di Intelligenza Artificiale e Internet of Things per le automobili abbiamo già scritto in questo blog. Oramai tutte le case automobilistiche hanno installato dispositivi in grado di collegare conducenti e tecnologia, dal semplice streaming delle nostre playlist musicali agli avvisi sul traffico in tempo reale fino all’assistenza stradale di emergenza. Ma c’è di più, e qui il discorso si fa interessante. Le case automobilistiche stanno abbandonando modelli di business basati sui prodotti per dirigersi verso servizi concepiti sulle esperienze. Dove esperienza sta per user experience dell’automobilista, e in questo senso l’acquisizione del maggior numero di informazioni diventa decisiva in termini di competitività.
Un esempio. Vostra figlia ha la patente da poco tempo e voi volete essere certi che, dopo una serata trascorsa con amici, possa rientrare a casa tranquilla. È pensabile che Internet of Things la riaccompagni a casa? Sì, è pensabile. Dalla lettura dei dati agli scenari, un veicolo connesso potrà fungere da assistente alla guida. Non solo, quello stesso veicolo connesso potrà avere un’interazione continua con la casa costruttrice durante l’intero ciclo di vita. Il nuovo ruolo dei fornitori di tecnologia sarà infatti quello di integrare più efficacemente quei processi di sviluppo e quelle funzionalità guidate dal software per comprendere, in ciascuno dei servizi forniti, dove è possibile acquisire valore. Per costruire un’esperienza di marca sempre più ampia e olistica, abilitata grazie a tecnologie connesse.
Un altro grande tema è la sicurezza sulle strade. In Spagna, ad esempio, la Seat in collaborazione con Telefonica e Ministero dei trasporti spagnolo, sta mettendo a punto un progetto per la guida sicura basata sullo sfruttamento dell’Internet Of Things con tecnologia C-V2X (Cellular Vehicle to Everything). In pratica, costruire un flusso continuo di comunicazione e interazione tra le auto Seat e l’ambiente circostante, sfruttando Internet Of Things e connettività. Le macchine Seat coinvolte nel progetto dispongono di un’unità di controllo con tecnologia C-V2X. Un drone dotato di telecamera trasmette in tempo reale le immagini della strada a un server, a sua volta connesso attraverso la rete mobile alla piattaforma DGT 3.0, una sorta di cloud del traffico che processa in tempo reale i frame e i dati provenienti dall’infrastruttura e dai mezzi circolanti. Laddove si rileva, ad esempio, la presenza di un ciclista lungo la strada o un’auto ferma sulla carreggiata, invia un “alert” alle Seat connesse che si trovano nei paraggi e viaggiano nella stessa direzione dell’ostacolo rilevato. Una sperimentazione utile a incrementare la sicurezza stradale e prevenire situazioni potenzialmente pericolose.
Non solo traffico, cantieri, Ztl e incidenti stradali: le applicazioni Internet of Things per l’automotive potranno interessare ambiti fino a ieri impensabili, come gli pneumatici. La Nokian Tyres Intuitu crea sensori IoT da installare sugli pneumatici. Dalla pressione alla temperatura, i dati raccolti vengono trasmessi ad un’applicazione per device mobili e ad un sistema di storage sul cloud. È sufficiente uno smartphone, insomma, per utilizzare questi pneumatici intelligenti e digitali, guidare tranquilli e prevenire danni o anomalie. E mentre il Cina il colosso Alibaba, attivo nel commercio elettronico, si lancia nel mercato delle auto con la prima Internet Car in collaborazione con il colosso cinese Saic Motor, forte del sistema operativo YunOS stabilmente al terzo posto dietro a Android (Google) e iOS (Apple), a Verona si sperimentano nuovi pali d’illuminazione multifunzione. Oltre ad illuminare fungono da colonnine di ricarica per le auto elettriche, offrono la connessione Wi-Fi, il controllo video dell’area circostante e il monitoraggio della qualità dell’aria. E sono ovviamente connessi alla rete in modalità Internet of Things. Il progetto Electrify Verona punta a fare della città scaligera una vera smart city con l’obiettivo di arrivare a 100 pali nel 2021.
Che l’Internet of Things sia definitivamente entrata nelle nostre vite non vi sono più dubbi. Così come è evidente che le tecnologie IoT disegneranno sempre più il presente e il futuro delle vetture connesse. Al netto di aspetti infrastrutturali (reti 5G) una nuova partita investirà produttori di hardware e software, e sarà giocata nel segno delle alleanze, delle partnership e della costruzione di valore da sistemi informativi. Allargando lo sguardo, la prospettiva è trasformare le nostre città in Smart City grazie alle tecnologie innovative abilitate dall’Internet delle cose: reti di connettività, reti di sensori, oggetti intelligenti, piattaforme di raccolta e distribuzione. Che impatteranno su mobilità e trasporti, parcheggi, illuminazione pubblica, sicurezza, risparmio energetico, sostenibilità ambientale, servizi turistici, monitoraggio dei fiumi e dell’aria, gestione dei rifiuti e molto altro. La città del futuro è davvero dietro l’angolo.