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Design thinking for common goods. Il caso Moneythink.

 

Una società no profit di human centered design  che utilizza il design per creare prodotti, servizi ed esperienze volti a migliorare la vita delle persone. Sono statunitensi, si chiamano Ideo. Non sono certo gli unici a farlo, eppure lo sanno fare bene e sono tra le firme più influenti nel settore. La case history che vi raccontiamo si chiama Moneythink.

 

È una storia molto americana, per certi aspetti. L’idea di indebitarsi per pagarsi gli studi è ancora poco diffusa in Italia ma ben radicata, e di lunga data, nel mondo anglosassone, che la vede come una sorta di scommessa su sé stessi in vista del proprio futuro. Il debito complessivo degli studenti Usa è stimato in 1,7 trilioni di dollari, ma il problema vero sono i costi universitari poco trasparenti, un accesso al credito confuso e le conseguenti (e crescenti) disuguaglianze sociali. Insomma, un problema di giustizia economica. Moneythink è sostanzialmente un programma di educazione finanziaria che Ideo.org ha creato tramite il design thinking.

 

La sfida era ardua. I designers sapevano di dover affrontare una grande complessità sistemica, tra normative complesse, sistemi finanziari e fiscali diversi fra loro, cambiamenti tecnologici. E con utenti, gli universitari, scarsamente alfabetizzati in materia finanziaria, spesso disorientati, che ambiscono a una laurea ma senza un progetto chiaro e definito. La sfida era quella cercare il maggiore impatto possibile nella vita degli studenti, e per farlo l’unico modo era conoscerli a fondo, indagare abitudini, comportamenti, mindset. Quindi progettare, creare, testare e ripetere fino a quando tutto funziona.

 

UN LAVORO PER STEP

Il primo step è stato entrare in sintonia con gli studenti delle scuole superiori, incoraggiarli a partecipare, tracciare i comportamenti finanziari in un contesto peer-to-peer non intimidatorio. I primi 100 studenti frequentavano le scuole superiori a sud e a ovest di Chicago. Moneythink è un programma di tutoraggio che insegna come pianificare, risparmiare e creare credito. È un modello innovativo che consegna allo studente una simulazione realistica per prendere decisioni finanziarie nella vita reale, ovvero come spendere i propri soldi.

 

Una delle prime cose che il team di IDEO.org ha percepito è che i giovani, privi di un reddito regolare, non sapevano come impostare un budget mensile. Il denaro arrivava durante le vacanze e per i compleanni: in quel momento pianificavano le spese. Spese che spesso venivano giustificate da un desiderio di affermazione tra pari, come ad esempio un paio di scarpe da ginnastica o un abbigliamento particolare in grado di suscitare interesse o approvazione degli amici.

 

GAMIFICATION

Il team di sviluppo ha così immaginato una App che unisse un modello mint.com con dinamiche di gioco, sfruttando la tendenza della gamification nella tecnologia per i giovani. I dati raccolti con le prime interviste hanno evidenziato che, in assenza di un elemento sociale, gli studenti non erano particolarmente coinvolti, da qui l’idea di creare una piattaforma più flessibile dove lanciare sfide finanziarie interattive. Lo studente pubblicava una foto formato Instagram al momento di una decisione di acquisto, e il tag “spendere” o “risparmiare”. Dai “mi piace” e commenti è nata una dinamica di feedback positivo che ha stimolato un coinvolgimento continuo. Una seconda sfida, chiamata “Business Selfie”, chiedeva agli studenti a vestirsi in modo adeguato alle interviste. Un’esperienza interattiva che si è rivelata personale e divertente, nella misura in cui gli studenti hanno rovistato negli armadi alla ricerca di un abito adatto e chiedendo agli amici un ok su quello scelto. Passando cioè dalla teoria all’azione.

 

IL PARERE DELL’ESPERTA, ILARIA CAFISO

“Credo che la cosa più interessante di questa case history sia il modo in cui hanno studiato gli utenti e le loro abitudini, anche a livello di utilizzo di app, per strutturare un servizio con maggiore propensione ad essere acquisito e utilizzato, perché riconosciuto in un certo senso “familiare”. L’idea di trasformare delle dinamiche esistenti, ad esempio la tendenza allo sharing e la ricerca del feedback per affermazione di sé, in dinamiche con un impatto positivo. In concreto, la dinamica di postare con la survey “compra / lascia perdere” è stata utilizzata come strumento per raggiungere il risultato di prevenire spese inutili”.

“L’approccio human centered – prosegue Ilaria Cafiso – esplora un problema dalla prospettiva dell’utente e con gli occhi di un team interdisciplinare. Un team composto da designer, ricercatori, psicologi, esperti del dominio in grado di individuare delle soluzioni di valore per gli utenti, ovvero soluzioni che potranno effettivamente essere “acquisite” dall’utente e che siano in grado di fornire un beneficio sia per chi fruisce il servizio. Soluzioni ovviamente fattibili e economicamente sostenibili. Una delle preoccupazioni del team interdisciplinare è quella di far emergere vincoli e opportunità e di dare forma alle idee contestualmente alla luce di queste implicazioni. A questo serve il design thinking, a costruire prodotti con maggiore potenziale per gli utenti e, più in generale, costruire soluzioni che riducano tempi di lavoro, errori, entropia”.

 

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